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Arriva in Italia il vaccino anti Covid-19. Ecco le risposte ad alcune FAQ in tema vaccinazione e lavoro

Il datore di lavoro può obbligare i propri dipendenti a vaccinarsi?
Se lo prevede la legge, il datore di lavoro è tenuto a mettere a disposizione dei propri dipendenti un determinato vaccino.

L’obbligo posto a carico del datore di lavoro è quello di tutelare la salute (espressa in ogni sua forma, fisica, psichica e morale) del proprio dipendente:

  • adottando “le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica” dei propri lavoratori: articolo 2087 c.c. 
  • facendo sì che il dipendente possa lavorare all’interno di un ambiente non pregiudizievole al proprio benessere psico-fisico, adottando tutte le misure idonee a perseguire tale scopo.
  • mettendo in atto misure di prevenzione: D. Lgs. 81/2008.

Più precisamente in tema di vaccini, l’art. 279 D. Lgs. 81/2008 prevede che: il datore di lavoro, su conforme parere del medico competente, adotta misure protettive particolari per quei lavoratori per i quali, anche per motivi sanitari individuali, si richiedono misure speciali di protezione, fra le quali la messa a disposizione di vaccini per i dipendenti che non sono già immuni all’agente biologico presente nella lavorazione, da somministrare a cura del medico competente.

 

E nel caso del vaccino contro il Coronavirus?
Attualmente, non c’è alcuna norma di legge che impone ai datori di lavoro di obbligare i propri dipendenti a farsi vaccinare contro il Coronavirus.

Nel caso del vaccino anti Covid-19, la procedura di somministrazione è – come prevede il piano vaccinale predisposto dal Governo – in mano alle autorità sanitarie. Lo stesso dovrebbe essere dapprima fornito al personale sanitario e alle forze dell’ordine, poi alle fasce più deboli della popolazione per arrivare a una vaccinazione sempre più estesa.

Peraltro, al momento, il vaccino non è inserito tra quelli obbligatori. 

 

In questo contesto, cosa può fare per il datore di lavoro?
Se lo desidera, il datore di lavoro può comunque proporre la vaccinazione anti Covid-19 ai propri dipendenti, anche sotto forma di welfare aziendale.

Se il datore di lavoro lo vuole, può comunque offrire ai propri dipendenti un servizio di vaccinazione, tramite il proprio medico competente, o mettere a loro disposizione delle convenzioni stipulate con delle strutture sanitarie esterne o dei rimborsi del vaccino Covid-19. Tali iniziative rientreranno tra le misure non obbligatorie aventi come scopo la tutela della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro.

Il datore di lavoro potrebbe pensare di far rientrare la fornitura di tale servizio nel welfare aziendale, offrendo in tal modo un beneficio economico al dipendente (il costo del vaccino).

 

In generale (ovvero se la vaccinazione contro il Coronavirus dovesse essere resa obbligatoria dalla legge), il dipendente può rifiutarsi di essere vaccinato?
Sì, ma il datore di lavoro dovrà adottare provvedimenti.

Se il dipendente rifiuta di sottoporsi ad un vaccino viceversa imposto dalla legge, il datore è giustificato ad assegnare il lavoratore inadempiente a mansioni diverse, dalle quali non può derivare un pericolo per la salute, in ragione della mancata vaccinazione; procederà su indicazione del medico competente: art. 42 D. Lgs. 81/2008. Il datore di lavoro non può adibire il lavoratore a lavorazioni a rischio. Anche se quest’ultimo rilascia una dichiarazione di assunzione di responsabilità in merito. 

Inoltre, il datore di lavoro ha l’obbligo di richiamare anche disciplinarmente il lavoratore che rifiutasse la vaccinazione.

 

Il lavoratore che rifiuta di essere vaccinato può essere licenziato?
Il datore di lavoro dovrà assegnare il lavoratore ad altre mansioni, se possibile.

Nel caso in cui il lavoratore rifiutasse il vaccino per comprovate ragioni di salute (ad esempio, per via di un’intolleranza oppure per timore degli effetti collaterali) debitamente certificate (cosiddetto certificato di esenzione), il datore di lavoro dovrà assegnare al lavoratore mansioni che non mettano a rischio la sua salute. Il medico competente potrebbe anche dichiarare la non idoneità del lavoratore alla mansione. 

Se l’allontanamento del lavoratore dalla mansione a rischio e l’assegnazione ad altro compito non fosse possibile, tenuto conto dell’assetto organizzativo dell’azienda, il datore di lavoro potrebbe disporre il licenziamento per motivo oggettivo. Allo stato, però, in tema Covid-19, questa strada rimane preclusa in ragione del blocco dei licenziamenti e del diritto allo smart working per i lavoratori fragili.

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