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Singapore apre al litigation funding. La decisione che segna un cambio di paradigma.

Con una sentenza storica, la Sezione Generale dell’Alta Corte di Singapore, nel caso DNQ contro DNR [2025] SGHC 152 ha confermato la validità di un accordo di finanziamento di controversie legali da parte di terzi nel contesto di un procedimento esecutivo tra privati, confermandone l’ammissibilità anche oltre i limitati previsti dalla legge concorsuale locale.
Il procedimento nasceva dall’esecuzione in Singapore di una sentenza del tribunale di famiglia del Regno Unito che riconosceva al ricorrente oltre 31 milioni di sterline. Per sostenere i costi dell’azione, il ricorrente aveva stipulato un accordo di finanziamento con un litigation funder. Il convenuto chiedeva la di dichiarare nulla l’azione, sostenendo che l’accordo fosse illecito perché contrario all’ordine pubblico.

La pronuncia mostra come i giudici possano interpretare in senso evolutivo i limiti legislativi, valorizzando il principio di accesso alla giustizia. Questo approccio è in linea con la tendenza in Europa (si pensi alla Direttiva UE sulle azioni rappresentative e al dibattito sulla regolamentazione del TPLF) a considerare il finanziamento come strumento di riequilibrio tra parti economicamente asimmetriche.

L’attenzione del giudice alla ragionevolezza del ritorno per il finanziatore (56%) e alla conservazione del controllo strategico in capo al ricorrente costituisce un modello utile per i legislatori europei, che stanno discutendo limiti al ritorno economico degli investitori e regole di disclosure, come indicato nella proposta del Parlamento Europeo del 2023 per regolamentare il TPLF.

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