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Coronavirus, e-commerce e social media: AGCM in campo a tutela dei consumatori

Con lo scoppio dell’emergenza sanitaria da Covid-19 e l’applicazione di severe misure di quarantena, le vendite online hanno visto in Italia – a febbraio – un incremento dell’80% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un tasso di crescita probabilmente destinato ad aumentare per il mese di marzo quando il lockdown è diventato pressoché totale.

In questo contesto, sono aumentati proporzionalmente anche i rischi per i consumatori di imbattersi in pratiche commerciali ingannevoli o – più banalmente – di trovarsi costretti a pagare prezzi raddoppiati o triplicati per dispositivi medici e beni di prima necessità che, pochi giorni prima, erano facilmente reperibili a basso costo.

Dalla seconda metà di febbraio, nell’arco di meno di un mese, l’AGCM ha quindi riposto particolare attenzione nelle pratiche commerciali online connesse – direttamente o indirettamente – al Coronavirus, ed ha avuto modo di intervenire già 6 volte nei confronti di marketplace e portali di e-commerce.

Il primo intervento risale al 27/02/2020, quando l’AGCM ha trasmesso una richiesta di informazioni alle principali piattaforme di vendita in riferimento alle modalità di commercializzazione di prodotti igienizzanti per le mani e di mascherine monouso, a seguito di numerose segnalazioni che lamentavano, da un lato, la presenza di claim relativi all’asserita efficacia dei suddetti prodotti in termini di protezione e/o di contrasto nei confronti del Coronavirus e, dall’altro, l’ingiustificato e consistente aumento dei prezzi dei medesimi prodotti registrato negli ultimi giorni.

A fronte delle risposte ricevute, il 12/03/2020 l’Autorità ha avviato due distinte istruttorie mirate nei confronti di Amazon e eBay, decidendo contestualmente di ampliare il raggio d’azione ad analoghi fenomeni operati anche su altre piattaforme di e-commerce.

Solo 5 giorni dopo si è reso necessario un più incisivo provvedimento cautelare di oscuramento del sito https://farmacocoronavirus.it, nonché di sospensione dell’attività di promozione e commercializzazione del farmaco generico Kaletra, (al prezzo di Euro 634,44), “motivato dall’esigenza di interrompere la diffusione di una pratica estremamente grave, tale da rendere urgente e indifferibile l’intervento dell’Autorità”, posto che il farmaco era reclamizzato come l’“unico rimedio [per] combattere il Coronavirus (COVID-19)” pur se, allo stato, come dichiarato dalle autorità sanitarie mondiali, non esiste una cura efficace per combattere il virus. Inoltre, benché il sito lasciasse intendere che la vendita on line del prodotto fosse lecita e che il professionista operasse in un contesto di piena legalità, la vendita online di detti farmaci non era consentita in Italia poiché soggetta alla presentazione della prescrizione medica.

Il provvedimento più rilevante e di impatto mediatico è invece quello disposto il 22/03/2020 nei confronti della piattaforma di crowdfunding benefico GoFundMe, nota per avere ospitato la campagna lanciata da Chiara Ferragni e Fedez (oltre Euro 4.000.000 raccolti) e altre migliaia di campagne in ambito Covid-19 in tutto il mondo. In particolare, il sito promuoveva la possibilità di effettuare le donazioni in maniera gratuita e senza costi per il donante, mentre sussistevano costi connessi alle transazioni con carte di pagamento. Inoltre, la Piattaforma consentiva ai consumatori di elargire, per finanziare il proprio funzionamento, delle commissioni facoltative su ogni transazione; tuttavia, al momento di effettuare la donazione, la commissione era preimpostata su un valore pari a una quota percentuale della somma donata, laddove solo il consumatore che cliccava su “Altro” in un menu a tendina adiacente, inserendo l’importo zero, poteva annullarla, con un procedimento scarsamente intuitivo e poco visibile. L’Autorità ha quindi ritenuto che le modalità di acquisizione delle commissioni reclamizzate come facoltative fossero tali da esercitare un indebito condizionamento nei confronti dei soggetti donanti, i quali potevano non rendersi conto della possibilità di modificare o annullare la cifra preimpostata dalla piattaforma. Con tutta evidenza, ciò appariva particolarmente insidioso data la finalità con cui i consumatori si rivolgono a GoFundMe, quella di effettuare versamenti in beneficenza, che comporta un’attenzione ridotta ai meccanismi di funzionamento del sito e/o una maggiore propensione a disporre delle proprie risorse finanziarie.

Lo stesso giorno, l’AGCM ha avviato un procedimento istruttorio, disponendo al contempo in via cautelare l’eliminazione di ogni riferimento all’efficacia preventiva contro il Covid-19 dei detergenti, prodotti cosmetici e integratori pubblicizzati e commercializzati sia sul sito https://carlitashop.com che sulla relativa pagina Instagram. Sulla homepage del sito e attraverso il profilo Instagram erano pubblicizzati e venduti prodotti (quali l’”Olio Essenziale di Manuka Antivirale Purificante Antibatterico Optima Naturalis”, l’”Integratore antivirale Manuka Defense Plus Optima Naturals”) di cui si decantavano infondate capacità antivirali, antibatteriche e antisettiche nonché di rafforzamento del sistema immunitario e di protezione delle vie respiratorie, grazie a principi attivi che combatterebbero microorganismi in grado di scatenare infiammazioni nelle vie respiratorie e nei polmoni. Si vantavano inoltre le proprietà disinfettanti e la capacità di contrastare il contagio da parte di detergenti e creme cosmetiche. Nessuna di tali affermazioni trovava conforto nella letteratura scientifica e nessuno dei prodotti pubblicizzati era un presidio medico-chirurgico.

Da ultimo, il 24/03/2020, l’Autorità ha avviato un procedimento e disposto in via cautelare sia l’oscuramento del sito web http://testcoronavirus.shop/it sia la sospensione dell’attività di promozione pubblicitaria e commercializzazione del “Rapid Test COVID-19” (al prezzo di Euro 24,86). Il prodotto in questione era reclamizzato come un dispositivo medico diagnostico destinato ad essere utilizzato a domicilio, da parte di persone non esperte di test diagnostici, al fine di auto-diagnosticare in maniera rapida ed affidabile l’eventuale contagio da Covid-19. In realtà, le informazioni fornite dal professionista sull’efficacia del test, sulla sua destinazione di uso e sul suo carattere sperimentale apparivano ambigue, confuse e oscure. L’Autorità ha ritenuto, in particolare, che le modalità di promozione e vendita del prodotto fossero ingannevoli e aggressive, idonee ad alterare la capacità di valutazione del consumatore, dal momento che il professionista aveva sfruttato l’allarme suscitato dal costante aumento del numero dei soggetti contagiati e dal rischio di mortalità conseguente alla contrazione del virus, nonché dalla diffusione di notizie circa le presunte difficoltà di approvvigionamento di “tamponi” da parte delle strutture sanitarie pubbliche.

Con ogni evidenza, il numero di interventi dell’AGCM è destinato ad aumentare nelle prossime settimane di emergenza sanitaria. Resta da sottolineare l’ampiezza del raggio d’azione dell’Autorità che, senza limitarsi ai maggiori marketplace mondiali, è intervenuta anche nei confronti di piccoli e-commerce e di piattaforme non-profit al fine di garantire la massima trasparenza in ogni settore toccato dal Coronavirus.

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