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Impact Investing. Il punto di svolta.

Il 2019 si sta rivelando davvero l’anno del consolidamento globale del movimento “Impact”, evolvendosi da materia per pionieristici e lungimiranti articoli scientifici e per convegni accademici, a tema centrale nell’impostazione delle strategie di investimento dei fondi di private equity e di pianificazione di business innovativi.

Nei giorni scorsi, al termine del Leadership meeting del Global Steering Group, Sir Ronald Cohen ha annunciato il lancio dell’Impact Act, che sarà ufficialmente presentato in occasione della conferenza annuale del GSG il prossimo novembre, a Santiago del Cile. Si tratta del primo documento – curato da una task force di undici componenti di cui faccio parte – che mira a fornire una prima definizione dell’”Impact Economy”, illustrando attraverso casi concreti e prassi operative la dinamica di funzionamento degli investimenti in questo settore, cercando di delinearne il perimetro operativo e il potenziale sviluppo. Il lavoro che stiamo svolgendo con la task force cerca di mettere a fattor comune le diverse esperienze che si sono già sviluppate globalmente, prende spunto da casi concreti e mira a rappresentare le diverse tradizioni ed i diversi approcci che, necessariamente, si sono sviluppati in questi anni di sperimentazione. Si tratta di un primo tentativo che deve essere accolto come tale, vale a dire un primo passo verso la comprensione e definizione dell’Impact Economy, utile non solo a favorire il consolidamento uniforme di regole condivise in ambito globale, ma anche a delineare un meccanismo di protezione del cuore dell’Impact investing, facendo prevalere rigore e radicalità per cercare di scongiurare il rischio di una bolla finanziaria.

Trovo molto affascinante la dinamica supportata dal GSG, non solo per l’approccio bottom up che contraddistingue i lavori della task force, attingendo all’esperienza dei suoi componenti e dei singoli National Advisory Board (NAB) ma anche per la determinazione e per i tempi ristretti con cui il progetto è stato impostato, con l’obiettivo di presentare l’Impact Act entro un anno dall’inizio dei lavori della task force.

Non si possono non collegare queste riflessioni con quanto sta accadendo in Italia dove l’ecosistema dell’Impact investing si sta man mano popolando, con alcuni operatori che stanno consolidando la loro presenza ed altri che si stanno avvicinando, sebbene con cautela, a questo sistema. Ecco, la flemma con cui si stanno muovendo le cose in Italia, forse, dovrebbe essere definitivamente accantonata; abbiamo avuto modo e tempo di dibattere, e a lungo, su queste dinamiche di investimento, abbiamo compreso di avere un sistema forte di economia sociale in grado di ricevere investimenti e scalare il mercato, cominciamo ad avere risorse nuove, fino ad ora non convogliate verso questa economia – e, dunque, addizionali – pronte per essere investite.

Il momento è propizio e il mercato si sta rivelando attrattivo, per questo credo sia opportuno per gli operatori coinvolti, oppure interessati, supportare questa crescita attraverso una loro coesione volta a promuovere, insieme, il consolidamento del mercato dell’Impact investing.

Sarebbe un peccato non restare agganciati alle innovazioni che si manifestano in ambito globale, rimanendo appartati senza mescolarsi con questi movimenti transnazionali; bisognerebbe essere più presenti, dedicare tempo per raccontare le nostre, ottime e avveniristiche, esperienze sia di imprenditoria sociale sia di investimenti ad impatto, partecipare, anche con più coraggio, alle attività del GSG attraverso il NAB italiano.

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