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Spiare le mail del proprio capo integra il reato di accesso abusivo

In una recente sentenza, il Tribunale di Milano ha stabilito che, nonostante il rapporto privilegiato tra dipendente e amministratore delegato e la consegna della password di accesso al servizio mail, la condotta dell’operatore che, pur essendo abilitato, acceda o si mantenga all’interno del sistema per ragioni estranee rispetto a quelle per le quali la facoltà di accesso gli è attribuita, integra il reato di accesso abusivo ad un sistema telematico previsto dall’art. 615ter c.p.

Nello specifico l’imputato ha letto il contenuto della corrispondenza dell’amministratore delegato violando le prescrizioni dallo stesso impartite, in virtù delle quali avrebbe dovuto limitarsi a effettuare operazioni volte alla gestione della posta elettronica (quali filtrare lo spam o eseguire test di sincronizzazione). Risulta irrilevante la circostanza relativa alla sussistenza o meno di espressa autorizzazione, nonché le motivazioni e gli scopi perseguiti dall’imputato con tali accesso, essendo il reato punito a titolo di dolo generico. La mera cognizione del contenuto della corrispondenza integra altresì il reato di violazione di corrispondenza punito dall’art. 616 c.p.  

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