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Uso di beni contraffatti come arredamento interno: per l’illecito serve il fine commerciale

“Sebbene non possa escludersi la responsabilità nei casi di utilizzazione di beni contraffatti per finalità anche latu sensu commerciali [deve] pur sempre sussistere un nesso funzionale con l’attività imprenditoriale in concreto esercitata, quale può risultare, ad esempio, da un modello utilizzato per scopi promozionali in un esercizio commerciale di vendita di beni. Nel caso di specie le poltrone […] sono state fornite per l’arredamento interno […] e non per lo svolgimento di attività professionali aventi un nesso funzionale con il suo oggetto sociale”.

Applicando questo principio di diritto, il Tribunale di Milano (sent. 22/11/2017 n. 11766), accertata la contraffazione di una nota poltrona di design, ha ritenuto esente da responsabilità la società che vi aveva arredato un auditorium poiché mancava la prova “che l’utilizzazione dei beni fosse strumentale al perseguimento dei fini imprenditoriali della convenuta e che comportasse uno sfruttamento del valore attrattivo dei beni”.

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