Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Iap: tra social e Authority, quale futuro per l’Istituto? Economy intervista Riccardo Rossotto

Lo Iap ha 52 anni di attività alle spalle: che giudizio da del suo stato di salute e che ruolo  potrebbe svolgere in un mondo della comunicazione sempre più digitale?

Un giudizio estremamente positivo. L’Autodisciplina è diventata un esempio di come, in certi settori, professionalità ed efficienza possano diventare punti di riferimento per una “giustizia giusta” anche in termini di tempi di risposta. Certo il mondo di Internet ha allargato il perimetro della sfida rendendolo più complesso e variegato. L’Autodisciplina dovrà avere la visione e la pazienza di coinvolgere sempre di più i “big player” del mondo digitale nel sistema, anche e soprattutto nel loro interesse.

Tra AGCom e Agcm, quale ruolo può ritagliarsi in futuro?

Quello di continuare ad essere un punto di riferimento di competenza ed esperienza nel settore specifico della comunicazione. I 52 anni di giurisprudenza hanno consolidato principi di correttezza che sono ormai entrati nelle “buone pratiche” delle aziende, il tutto con una indubbia ricaduta positiva per i consumatori. Più volte ho sottolineato quanto sarebbe utile un maggior coordinamento tra le due Autorità e lo IAP e constato, che, anche se con grande lentezza, qualcosa sta succedendo. Il coordinamento tra le tre istituzioni dovrebbe favorire la certezza del diritto ed evitare il rischio di giudicati contraddittori. Bisogna dare atto ai responsabili dei tre enti che questo rischio è stato per ora sostanzialmente evitato.

Regge un confronto Iap ed ASA? Cosa si potrebbe mutuare, soprattutto in termini di servizio per agenzie, utenti e consumatori?

E’ difficile comparare la realtà inglese con quella italiana: ci sono tradizioni, norme di riferimento, sistemi giuridici diversi e improntati su Dna lontani. E’ indubbio che lo IAP dovrà consolidare il suo ruolo potenziando i suoi servizi e diventando anche un autorevole riferimento per il mondo digitale. Come dicevo prima la sfida è quella di formare delle risorse professionali interne adeguate a dare risposte sia in termini di consulenza sia in termini di giudizio efficaci ed efficienti per un rutilante mondo basato su una velocità di trasmissione dati inquietante e difficilmente gestibile. Sono ottimista sulla capacità del sistema autodisciplinare italiano di adeguarsi anche a questa nuova e complessa sfida.

Link alla fonte

Leave a comment